Corridori: genesi di un infortunio

Con la bella stagione, il sole che splende e le città semi deserte uscire e fare un po’ di running è la scelta che sempre più persone decidono di fare per restare in forma.

Ma lo sapevate che ogni anno, circa il 90% dei runner perdono parte del loro tempo di allenamento a causa di un infortunio?

Diverse sono le ipotesi azzardate da ricerche ma anche da opinioni popolari che pretendono di spiegare la causa degli infortuni durante la corsa, come ad esempio l’aumento di peso, il chilometraggio eccessivo, l’overlope (ovvero la falcata lunga), i fianchi deboli, le scarpe da corsa non adeguate, una dieta non equilibrata oppure ancora il cattivo stato del fondo stradale.

Secondo l’ultimo studio dei ricercatori di Harvard pubblicato sul “British Journal of Sport Medicine”, uno dei fattori che porta a un aumento del rischio di infortunio è proprio quello di aver subito degli infortuni nel passato.

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I ricercatori hanno così provato a mettere in correlazione gli infortuni subiti durante l’allenamento con le forze di impatto al suolo del piede durante la corsa. Il risultato ha così evidenziato che ogni corridore ha una diversa quantità di impatto al suolo, ipotizzando così che questa caratteristica possa influire direttamente sulle lesioni.

La ricerca ha utilizzato un campione di 249 runner esperti femminili, tutti con una particolare caratteristica nella corsa: le runner atterravano con il tallone, ritenuto spesso la causa di aumento dell’impatto al suolo rispetto a chi atterrava con l’appoggio anteriore o metatarsale del piede.

Monitorando per 2 anni le runner, si è scoperto che nell’arco di tempo in cui sono state analizzate più di 100 corritrici hanno riportato un infortunio serio e hanno anche richiesto cure mediche. Altri 40 runner hanno poi riportato lievi infortuni, ma il dato più interessante è che delle 21 atlete che non hanno riportato alcun infortunio, in precedenza non erano mai state infortunate.

Considerato questo dato, i ricercatori hanno allora comparato attraverso una valutazione dell’impatto al suolo i 21 atleti mai infortunati con quelli che invece avevano riportato un infortunio severo.

Il risultato è stato inaspettato e sembra andare contro tutte le teorie di cause-effetto prima ipotizzate aprendo nuovi scenari nella prevenzione degli infortuni durante la corsa: dalla ricerca è infatti emerso che i corridoi che non avevano mai avuto un infortuno impattavano al suolo in modo molto più leggero rispetto a coloro che avevano avuto infortuni gravi. Quindi, sembra proprio che questo risultato smentisca la comune convinzione che i corridori che atterrano con il tallone non possano avere impatti leggeri.

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Una delle corritrici esperte” afferma uno dei ricercatori, “che ha seguito diverse maratone mostrava un impatto al suolo così leggero da superare di gran lunga molti corridori con atterraggio sull’avampiede, quasi da sembrare che corresse sull’acqua”.

Concludendo, dalla ricerca si evince che non è tanto importante come si impatta al suolo (tallone o avampiede), ma la tecnica che si utilizza durante la corsa: ed è proprio quest’ultima quindi ad essere collegata maggiormente agli infortuni. Per non rischiare di buttare all’aria i tuoi allenamenti con un infortunio evitabile, ti consigliamo di contattare un esperto per analizzare la tua corsa e capire come poterla migliorare per evitare spiacevoli incidenti.

Bibliografia: “GREATER VERTICAL IMPACT LOADING IN FEMALE RUNNERS WITH MEDICALE DIAGNOSED INJURIES: A PROSPECTIVE INVESTIGATION, BJSM (2015)” : Irene S. Davis, Bradley J. Bowser, David R. Mullineaux; Dipartimento di medicina fisica e riabilitativa, Harward University.

 

Dott. Marco Segina

Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).

Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.