CERVICALGIA

Con il termine Cervicalgia si descrive semplicemente un sintomo: il dolore al collo.
Mentre con il  termine “brachialgia” definisce una condizione dolorosa a livello del braccio, dovuta a schiacciamento o irritazione di un nervo spinale del collo (nervi brachiali appunto).

LE CAUSE DEL DOLORE CERVICALE

Le cause dei dolori cervicali sono diverse. Nella maggior parte dei casi (80-85%), all’origine del dolore, c’è un’alterazione non grave, che interessa le strutture meccaniche situate nella regione delle prime vertebre della colonna: si tratta dei muscoli, dei legamenti, dei dischi intervertebrali e delle articolazioni posteriori che garantiscono sia il movimento (il collo ha un’estrema mobilità per consentire allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni), che il sostegno (il collo, struttura esile, sostiene la testa che è molto pesante e tiene in sospensione scapole e braccia). Basta infatti uno sforzo non adeguato, che può essere istantaneo e brusco od anche prolungato, a livello del collo, a creare una sofferenza di queste strutture. Insomma, uno stress meccanico esagerato e non corretto, rispetto a quello che queste strutture possono o sono allenate a sopportare, può provocare  dolore.

In questa situazione, spesso, si inserisce lo stress che, può accentuare una contrattura della muscolatura, favorendo l’insorgenza di sintomi.

Fin qui abbiamo detto come una postura non corretta possa creare problemi a livello dei muscoli. Naturalmente, queste situazioni possono determinare delle lesioni sia al disco intervertebrale, che alle articolazioni (ciò dipende da qual’ è l’anello debole). Con il passare del tempo, infatti, queste microlesioni possono portare ad una patologia molto comune: l’artrosi. Tale disturbo, che è legato al logoramento della cartilagine delle articolazioni e dei dischi intervertebrali, dovuto solitamente al normale passare degli anni, viene accelerato sia quando si effettuano molti movimenti non corretti e prolungati nel tempo sforzando eccessivamente determinati segmenti, che quando vi è un’ eccessiva mancanza di movimento ed una sedentarietà. Infatti l’artrosi evoluta può esser presente sia in persone particolarmente sedentarie che in persone molto sportive.

COSA SUCCEDE ESATTAMENTE

Il collo è progettato per il movimento, così come tutto il corpo. La nostra vita quotidiana, invece, ci costringe, nella maggior parte dei casi a stare troppo fermi. Le richieste funzionali che facciamo al nostro collo sono spesso inadeguate: si cerca un oggetto e invece di girare la testa, si mantiene una postura fissa, si sta seduti davanti ad un computer e si tende ad allungare il collo. Queste situazioni portano spesso a sviluppare una contrattura della muscolatura, perché manca la risposta del movimento: il muscolo è contratto, pronto per reagire ad uno stimolo esterno di movimento che ci deve essere e che non c’è: di conseguenza continua a rimanere contratto (in una condizione di sforzo prolungato).

Questa esagerata stasi provoca una sofferenza muscolare alla colonna cervicale per una carenza di ossigenazione. L’ossigeno arriva al muscolo attraverso il sangue e l’arrivo del sangue è legato ad un meccanismo di pompa: è necessario, quindi, che il muscolo si muova , attraverso il processo di contrazione e rilasciamento per attivare l’effetto “pompa”. Nella contrazione protratta infatti si hanno degli spasmi, si chiudono i capillari e si riduce l’ossigenazione del muscolo: questo provoca dolore.

TIPO DI DOLORE

Sappiamo che, tendenzialmente, i movimenti del collo, quelli di flesso-estensione, tendono a sovraccaricare la zona cervicale bassa, per cui il dolore si manifesta ai trapezi ed alle spalle; mentre una postura prolungata al video, per esempio, tende a sovraccaricare la zona cervicale alta (C1-C2) provocando più facilmente cefalea o mal di testa. Naturalmente ognuno di noi può avere una reazione individuale. Queste situazioni, se non vengono corrette, possono cronicizzare ed essere causa di disturbi più seri, anche se nella stragrande maggioranza dei pazienti ciò non accade. Diciamo che questi microtraumi ripetuti – in persone particolarmente predisposte – possono portare, negli anni, a dei problemi più gravi come l’ernia del disco e instabilità vertebrale.

LE TERAPIE PIU EFFICACI

Normalmente il paziente come prima risposta ad una fase di dolore tende a ricorrere a degli antinfiammatori o antidolorifici da banco come il paracetamolo. In ogni caso dovrebbe comunque essere sempre il medico o il farmacista ad indicare la sostanza migliore in base anche alle eventuali patologie concomitanti .

Sono invece consigliate e soprattutto prive di effetti collaterali “terapie” che utilizzano il caldo o il freddo. Il caldo, infatti, si è visto che tende a scioglie le tensioni muscolari, il freddo, invece, riduce la percezione di dolore ; anche qui la scelta è individuale e dipende dal tipo di problematica in corso. Si può provare ad iniziare con il freddo per i primi 2gg e in caso di inefficacia passare al caldo.

La terapia farmacologica o la termoterapia eliminano il dolore nell’immediato, ma se si vuol stare meglio in modo più duraturo o se si è degli abituè del problema, bisogna cambiare il proprio stile di vita e risolvere il problema alla radice:

Fare attenzione alle posture quotidiane e svolgere un’attività fisica regolare che coinvolga tutta la parte superiore del tronco è il primo passo. Se invece i dolori persistono nel tempo, l’intervento di uno specialista è indispensabile per recuperare il movimento e la postura nella maniera migliore e più corretta. Si possono utilizzare terapie manuali, fisiche o manipolazioni nella fase acuta, per passare a esercizi specifici e alla rieducazione funzionale per un mantenimento duraturo del benessere.  Più utile invece, soprattutto nel lungo termine, seguire un programma di rieducazione e rinforzo della muscolatura profonda del rachide e svolgere degli esercizi specifici, controllando che vengano eseguiti correttamente. Prima di tutto ciò è necessaria una valutazione specifica per capire quale o quali terapie siano più idonee. Oggi abbiamo a disposizione strumenti che ci permettono di guidare in maniera molto precisa il movimento e di dosare lo sforzo che viene fatto sia in termini di quantità di movimento, che di richiesta di forza muscolare. E’ fondamentale far capire al paziente che la fase iniziale di recupero deve essere guidata da esperti, ma che, per mantenere in modo duraturo una corretta postura, è indispensabile svolgere per tutta la vita un’attività fisica corretta ed eventualmente degli esercizi specifici per combattere gli effetti dalla troppa sedentarietà

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