Stenosi vertebrale: meglio la riabilitazione del bisturi

Una recente revisione sistematica degli studi scientifici disponibili afferma che la stenosi lombare può essere trattata anche senza operarsi. Esercizi mirati di allungamento, di rinforzo, di flessione ed estensione della schiena devono essere personalizzati. La laminectomia è l’intervento classico e la sua indicazione va valutata caso per caso.

Cosa avviene nel paziente che soffre di Stenosi?

Camminare diventa una sofferenza e per avere un po’ di sollievo bisogna stare con il tronco leggermente piegato in avanti altrimenti il dolore, che parte dalla schiena e si irradia a tutte e due le gambe diventa insostenibile. Questo è il classico quadro sintomatico del pazientecon stenosi del canale vertebrale, un problema di cui si parla poco ma che riguarda moltissimi ultrasessantenni ed è una delle cause principali di intervento chirurgico dopo i 65 anni.

I trattamenti

Ora una revisione italiana degli studi sull’argomento dimostra che il bisturi non è per forza meglio di trattamenti conservativi di riabilitazione: l’indagine, pubblicata di recente sulla Cochrane Library, sottolinea infatti che non ci sono differenze sostanziali di efficacia fra la chirurgia e gli esercizi per liberarsi dal malessere provocato dalla stenosi, che in pratica consiste nel restringimento del canale dove passa il midollo spinale e nella conseguente (e dolorosa) compressione dei nervi.
Tuttora non ci sono molte ricerche sul tema e gli interventi chirurgici in genere sono ben descritti mentre i protocolli dei trattamenti conservativi sono meno precisi. Lo studio condotto dal Dott. Zaina (fisiatra italiano dell’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale e autore dello studio) porta una rivoluzione nel campo della fisioterapia e della chirurgia.

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La chirurgia

Dai dati disponibili a oggi, si può affermare che non ci sia una netta superiorità della chirurgia per risolvere la stenosi. La ricerca è ancora agli inizi, ma è certo che si tratta di un messaggio che può tranquillizzare i pazienti e che dovrebbe incoraggiare a tentare un approccio fisioterapico conservativo specifico prima di ricorrere alla chirurgia.

E le terapie farmacologiche?

Non molti vanno in sala operatoria volentieri e sapere che anche con farmaci (e soprattutto con esercizi) si possono ottenere buoni risultati è un ottima notizia. Per la terapia farmacologica si usano cicli brevi di cortisonici per via epidurale (una tecnica neurochirurgica poco invasiva e ben tollerata) ma pochi pazienti rispondono e non sempre bene: ciò che invece di sicuro funziona sono gli esercizi per migliorare l’elasticità e la stabilità della colonna. Il fisioterapista, dopo aver valutato le caratteristiche di ciascun caso, indica un piano personalizzato di attività con esercizi mirati che ognuno può fare da solo a casa propria a volte associati ad un lavoro specifico ed individuale seguito dal fisioterapista.

Una buona regolarità e l’impegno garantiscono ottimi risultati: la qualità della vita e l’autonomia migliorano, senza esporsi ad effetti collaterali.

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La laminectomia

La sicurezza dei programmi di esercizi è uno dei motivi che li rende la prima scelta, oltre all’efficacia analoga al bisturi appena dimostrata dai ricercatori; con l’intervento chirurgico sono infatti possibili eventi avversi che interessano dal 10 al 24% dei casi e vanno dai danni neurologici alle infezioni, dalla necessità di ulteriori operazioni agli ematomi fino a eventi molto rari come l’edema polmonare.
L’intervento classico è la laminectomia, con cui si toglie una parte dell’arco posteriore della vertebra a livello della stenosi per decomprimere il midollo spinale.

In alcuni casi ciò comporta un’instabilità eccessiva delle vertebre, che quindi possono essere fuse per venire bloccate e stabilizzate durante l’intervento stesso o con un’operazione successiva. Alcune patologie cardiovascolari o l’osteoporosi, sono controindicazioni per la laminectomia; in tutti gli altri casi la scelta va condivisa valutando costi e benefici, perché la stenosi non è una malattia con conseguenze gravi ed è quindi necessario avviare al bisturi solo chi può trarne i massimi vantaggi coi minimi rischi. Sapere che anche con gli esercizi si possono avere validi risultati conferma come la chirurgia sia un’opzione quando i trattamenti conservativi hanno fallito.

Bibliografia:

Cochrane Database Syst Rev. 2016 Jan 29;(1):CD010264. doi: 10.1002/14651858.CD010264.pub2.

Surgical versus non-surgical treatment for lumbar spinal stenosis.

Zaina F1, Tomkins-Lane CCarragee ENegrini S.

 

Dott. Marco Segina

Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).

Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.