Coppettazione, una terapia efficace o solo una sceneggiata per le Olimpiadi?

I giochi Olimpici di Rio 2016 si sono conclusi con una vittoria schiacciante degli Stati Uniti che si sono aggiudicati più medaglie di qualunque altro paese: 46 medaglie d’oro, quasi il doppio rispetto alla Cina (26 medaglie). Un’altra cosa che è stata esibita dagli USA è la varietà di tecniche fisioterapiche utilizzate per migliorare le condizioni dei propri atleti.

Come riportato anche da “Usa Today” e dal “New York Times”, atleti come Michael Phelps e Alex Naddour sono stati visti utilizzare la “coppettazione” come tecnica di recupero e sollievo dal dolore.

Secondo Ted Kaptchuk, professore di medicina all’Università di Harvard, la coppettazione è una tecnica radicata nella tradizione della medicina cinese (che non è nuova per gli States) ma viene utilizzata comunemente negli USA già dal 18° e 19° secolo (3, 4). Inoltre va forse ricordato che Keenan Robinson (preparatore atletico) ha suggerito questa tecnica al team fisioterapico degli USA dopo averla vista usare ai campionati Pan Pacific da parte del team Cinese.

È interessante notare che la medesima tecnica, in oriente e in occidente, risulti essere profondamente differente.

In oriente si utilizza anche la tecnica “bagnata”, ossia la cute viene incisa (scarificata) per far si che la coppetta aspiri via le tossine “stagnanti” dalla zona da trattare; in occidente la tecnica è “asciutta” ossia si utilizzano coppette di vetro o silicone per creare una depressione ed influenzare la fisiologia del tessuto mio fasciale: a differenza di altre tecniche di lavoro mio fasciale che sfruttano forze di compressione, la coppettazione sfrutta la decompressione.

Il meccanismo di funzionamento

Rimane teorico, non è ancora chiaro infatti quale sia l’effetto diretto della terapia. È stato però dimostrato che l’intervento induce una risposta fibroblastica e di vasodilatazione, attivando le citochine come in altri meccanismi di infiammazione-riparazione (5).

L’efficacia della tecnica

Nonostante non siano ancora chiari al 100% i suoi meccanismi, risulta essere comprovata da più studi. In un recente studio controllato con follow up a 2 anni, svolto su 133 pazienti con dolore al collo non specifico, Lauche e collaboratori hanno notato che essi rispondevano significativamente al trattamento e la qualità della vita e il dolore miglioravano e rimanevano migliorati nel lungo periodo (1).

La sicurezza della tecnica

La coppettazione è una tecnica abbastanza sicura e priva di rischi assoluti. Gli effetti indesiderati più comuni sono l’ecchimosi, l’eritema, una lieve ecchimosi e l’iperemia. Effetti in realtà ricercati, in quanto facenti parte del meccanismo di azione della medesima, ovvero quello di induzione della riparazione da parte dell’organismo.

Come avviene per gli altri strumenti usati dai fisioterapisti, sarà importante l’anamnesi del paziente per identificare eventuali patologie o condizioni che ne precludono l’utilizzo (come ad esempio la sindrome di Ehler –Danlos, la trombosi venosa o la cute lesa).

Non si tratta dunque di una tecnica priva di evidenze scientifiche, come altre sfoggiate in diverse edizioni dei giochi olimpici, ma se viene usata da centinaia di anni (e ogni fisioterapista con una buona preparazione la utilizza e la conosce) è perché ha dimostrato anche nella pratica clinica di essere uno strumento efficace in determinate condizioni.

Conclusioni

L’evidence based medicine non è un libro da cucina della medicina dal quale attingere ingredienti a caso ma richiede un approccio dal basso, con forti conoscenze della fisiologia di base che integra le migliori evidenze scientifiche con la proprie esperienza clinica individuale. Non può tradursi in un ricettario di approcci per la cura del paziente (2). La coppettazione è usata da secoli e secoli sia da orientali sia da occidentali come tecnica popolare per mitigare il dolore cronico alle articolazioni e per aumentare la soglia di dolore.

Bibliografia

  1. Lauche R, Cramer H, Langhorst J, Dobos G. Cupping for chronic nonspecific neck pain: a 2-year follow-up. Forsch Komplementmed. 2013;20(5):328-33.
  1. Sackett DL, Rosenberg WM, Gray JA, Haynes RB, Richardson WS. Evidence based medicine: what it is and what it isn’t. BMJ. 1996;312(7023):71-2.
  2. Manz, Hedwig (2008-10-27). The Art of Cupping (Complementary Medicine (Thieme Paperback). Thieme Medical Pub. Kindle Edition.
  3. Rozenfeld E, Kalichman L. New is the well-forgotten old: The use of dry cupping in musculoskeletal medicine. J Bodyw Mov Ther. 2016;20(1):173-8.
  4. Stecco A, Gesi M, Stecco C, Stern R. Fascial components of the myofascial pain syndrome. Curr Pain Headache Rep. 2013;17(8):352.

 

Dott. Marco Segina

Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).

Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.