Strappi muscolari e temperatura muscolare: Quale nesso?

Il muscolo è uno dei tessuti più esposti a lesioni ed infortuni, nello sport, alcuni studi riportano che le lesioni muscolari contribuiscono per il 50% di tutte le lesioni (1,2) e ciò avviene principalmente a causa di un trauma meccanico(3). Le lesioni muscolari rappresentano una sfida clinica alle cure primarie ed alla fisioterapia perché la loro grande variabilità ne rende difficile una schematizzazione per dare delle prognosi certe e schemi di lavoro standardizzati.

L’esperienza del clinico pare essere ad oggi uno dei principali fattori che incidono sulla qualità e la tempistica di un recupero da una lesione muscolare.

“lo strappo” muscolare si manifesta in genere con carichi di trazione eccessivi che determinano un “allungamento eccessivo” del muscolo(3) ed il “riscaldamento” è consigliato caldamente prima di una prestazione sportiva sia per ridurre l’incidenza di lesioni muscolari sia per migliorare la prestazione sportiva stessa (4,5).
Tuttavia, la natura del riscaldamento varia ampiamente e spesso (ed errando) ci si concentra sullo stretching piuttosto che sull’aumento della temperatura del muscolo ed ad una sua pre-attivazione neuromuscolare come sarebbe corretto.

Ormai è noto da diversi studi che che la componente di riscaldamento vero e proprio del muscolo del così detto “riscaldamento” sia la parte più importante del medesimo, e i criteri per ricercarlo correttamente si dovrebbero basare sul ricercare un intensità di lavoro muscolare che produca una blanda sudorazione ma senza affaticare l’atleta. (6)

Purtroppo però, come già anticipato, gli attuali protocolli di riscaldamento non sono mirati specificamente ad aumentare la temperatura dei muscoli periferici e spesso viene introdotto lo stretching che in realtà ha dimostrato di aumentare l’incidenza di lesioni muscolari nel successivo lavoro massimale piuttosto che ridurlo.

Nella fase di riscaldamento muscolare, la temperatura muscolare può variare notevolmente e ciò dipende da diversi fattori, dalla sua posizione, dal livello di attività e dalle condizioni ambientali. Di conseguenza, possono esistere notevoli differenze di temperatura tra i vari gruppi muscolari. Sebbene la temperatura corporea interna sia mantenuta relativamente costante, ciò avviene spesso a discapito dei tessuti periferici. (7) In condizioni ambientali moderate, la muscolatura profonda mantiene la temperatura corporea centrale, tuttavia, i muscoli superficiali, come i muscoli posteriori della coscia, la cuffia dei rotatori, possono raggiungere temperature basse come i 30° e a volte scendere anche a 20° se le condizioni climatiche esterne sono particolarmente rigide(8).

lesione-retto-del-femore

L’effetto della temperatura muscolare sulle lesioni muscolari è scarsamente studiato e sono disponibili solo pochi dati sperimentali relativi alle influenze termiche e sull’energia necessaria per indurre una lesione muscolare. Noonan et al(8) hanno studiato l’influenza della temperatura sui muscoli mentre venivano gradualmente allungati, portandoli da 25 ° C a 40 ° C ed hanno scoperto che la rigidità media era più alta nei muscoli freddi, il che implica che il riscaldamento può essere protettivo per quanto riguarda le lesioni.

Come indicato sopra, le temperature dei muscoli periferici sono spesso al di sotto della temperatura interna, eppure l’effetto delle diverse temperature in questo intervallo in vivo sul rischio di lesioni quando i muscoli sono soggetti a forze potenzialmente esplosive e laceranti, è sconosciuto.

L’unico studio sperimentale che troviamo su tale argomento è di E.F.Scott et al del 2016 ed è stato pubblicato su Bone Joint Reserch (9)

in questo studio venivano variate ad incrementi di 5° le temperature muscolari nel range 17°-42° ed il livello di elasticità tissutale veniva misurato con degli accelerometri .

Dallo studio si evinse che l’energia necessaria per indurre una lesione muscolare era significativamente minore a 17° rispetto a 37°, non vennero evidenziate differenze per quanto riguarda l’elasticità tissutale alle varie temperature nelle attivazioni muscolari di bassa intensità mentre sembra che ad alta intensità di reclutamento muscolare l’elasticità del muscolo si riduca notevolmente alle basse temperature.

Da questo studio sembrerebbe chiaro dunque, che il riscaldamento giochi un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni , soprattutto quando le condizioni climatiche esterne sono particolarmente rigide.
La temperatura muscolare limite sotto al quale non è consigliato attivare la muscolatura ad alta intensità è 32°. È altamente suggerito mantenere dunque la temperatura alta ,anche con l’ausilio di coperte termiche o indumenti speciali al limite della sudorazione nel pre-prestazione.

Tuttavia alcuni studi in vivo hanno avuto difficoltà a replicare questi risultati, in particolare uno studio di Saffran et al (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3377095/) era stato riscontrato che il preriscaldamento del muscolo produceva un aumento della sua temperatura di solo 1°C.

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Tipica ecchimosi causata dal versamento ematico pos-lesione provocata da una lesione muscolare. Generalmente il versamento si manifesta da 12 a 48h dopo l’evento e a valle rispetto alle lesione. in lesioni molto profonde non è sempre presente.

Questo modesto effetto sulla temperatura del muscolo può in parte spiegare la mancanza di chiarezza nella base di evidenze attuali sull’efficacia del riscaldamento pre-esercizio.(13-14) In effetti, non è stata segnalata alcuna “riduzione del rischio” di lesioni dagli studi che hanno esaminato il pre-esercizio e il riscaldamento.(15,16) Pertanto, sebbene gli attuali riscaldamenti possano avere un effetto benefico sul miglioramento delle prestazioni,(14) purtroppo non vi è alcuna prova che il riscaldamento così come viene attualmente eseguito riduca il rischio di lesioni.

 

Conclusioni:
Nonostante la scarsità di studi in vivo però, è ragionevole concludere, anche sulla base delle evidenze in vitro, che in condizioni fredde, umide o ventose che riducono la temperatura muscolare, gli indumenti specificamente progettati per mantenere la temperatura dei muscoli periferici più vicini alla temperatura interna possono essere di grande beneficio nel ridurre il numero di strappi muscolari.

Considerazioni finali:
le lesioni muscolari sono particolarmente frequenti tra gli sportivi ed Il carico sanitario e l’impatto economico di queste lesioni possono aumentare in parallelo con le iniziative di sanità pubblica per aumentare l’attività e la partecipazione sportiva. Come tale, è importante che vengano utilizzate strategie preventive per mitigare il rischio di lesioni. Alcuni eventi potrebbero essere prevenuti, in particolare negli ambienti più freddi, assicurando che la temperatura dei muscoli periferici sia aumentata vicino ai livelli del nucleo prima dell’esercizio fisico ad alta velocità e con programmi di pre-attivazione specifici.

 

Riferimenti
1. Järvinen TAH, Järvinen TLN, Kääriäinen M, Kalimo H, Järvinen M. Biologia del trauma muscolare . Am J Sports Med 2005; 33 : 745-766. [ PubMed ]
2. Garrett WE., Jr Lesioni muscolari . Am J Sports Med 1996; 24 ( 6 Suppl ): S2-S8. [ PubMed ]
3. Järvinen TA, Järvinen TL, Kääriäinen M, et al. Lesioni muscolari: ottimizzazione del recupero . Best Pract Res Clin Rheumatol 2007; 21 : 317-331. [ PubMed ]
4. Safran MR, Garrett WE, Jr, Seaber AV, Glisson RR, Ribbeck BM. Il ruolo del riscaldamento nella prevenzione delle lesioni muscolari . Am J Sports Med 1988; 16 : 123-129. [ PubMed ]
5. Faulkner SH, Ferguson RA, Gerrett N, et al. Ridurre il calo della temperatura muscolare dopo il riscaldamento migliora le prestazioni del ciclo di sprint . Med Sci Sports Exerc 2013; 45 : 359-365.[ PubMed ]
6. Woods K, Bishop P, Jones E. Riscaldamento e stretching nella prevenzione delle lesioni muscolari . Sports Med 2007; 37 : 1089-1099. [ PubMed ]
7. Holewijn M, Heus R. Effetti della temperatura su elettromiogramma e funzione muscolare . Eur J Appl Physiol Occup Physiol 1992; 65 : 541-545. [ PubMed ]
8. Noonan TJ, Best TM, Seaber AV, Garrett WE., Jr Effetti termici sul comportamento tensile dei muscoli scheletrici . Am J Sports Med 1993; 21 : 517-522. [ PubMed ]
9. Bennett AF. La dipendenza termica della funzione muscolare . Am J Physiol 1984; 247 ( 2 Pt 2 ): R217-R229. [ PubMed ]
10. Brooks GAK, Hittelman KJ, Faulkner JA, Beyer RE. Temperatura, funzioni mitocondriali del muscolo scheletrico e debito di ossigeno . Am J Physiol 1971; 220 : 1053-1059. [ PubMed ]
11. Ricker K, Hertel G, Stodieck G. Tensione aumentata del potenziale di azione muscolare di soggetti normali dopo raffreddamento locale . J Neurol 1977; 216 : 33-38. [ PubMed ]
12. James RS. Una revisione della sensibilità termica della meccanica del muscolo scheletrico vertebrato . J Comp Physiol B 2013; 183 : 723-733. [ PubMed ]
13. Bishop D. Warm up I: i potenziali meccanismi e gli effetti del riscaldamento passivo sulle prestazioni dell’esercizio . Sports Med 2003; 33 : 439-454. [ PubMed ]
14. Fradkin AJ, Zazryn TR, Smoliga JM. Effetti del riscaldamento sulle prestazioni fisiche: una revisione sistematica con meta-analisi . J Strength Cond Res 2010; 24 : 140-148. [ PubMed ]
15. Pope RP, Herbert RD, Kirwan JD, Graham BJ. Uno studio randomizzato di stretching preesistente per la prevenzione delle lesioni degli arti inferiori . Med Sci Sports Exerc 2000; 32 : 271-277. [ PubMed ]
16. Bixler B, Jones RL. Lesioni da football alle superiori: effetti di una routine di riscaldamento e allungamento post-intervallo . Fam Pract Res J 1992; 12 : 131-139. [ PubMed ]

 

Dott. Marco Segina

Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).

Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.