Cervicobrachialgia: non è sempre colpa di un’ernia del disco. Quando il problema è lo stretto toracico.

Cervicobrachialgia non è sempre colpa di un’ernia del disco. Quando il problema è lo stretto toracico.

Quando si parla di cervicobrachialgia, o più semplicemente di dolore cervicale che si irradia lungo il braccio, il pensiero va quasi automaticamente all’ernia del disco. È comprensibile: l’ernia cervicale è una causa frequente e ben conosciuta, spesso visibile agli esami di imaging e facilmente utilizzata come spiegazione “unica” di sintomi complessi.

Nella pratica clinica quotidiana, però, la realtà è spesso più sfumata.

La cervicobrachialgia è un quadro doloroso che coinvolge il collo e l’arto superiore, con possibile irradiazione fino alla mano, associata a formicolii, senso di debolezza, intorpidimento o riduzione della resistenza del braccio. Non si tratta di un semplice problema del collo, ma dell’espressione di un’irritazione o compressione delle strutture nervose che originano dal rachide cervicale e vanno a costituire il plesso brachiale. Colpisce prevalentemente soggetti in età lavorativa, spesso esposti a posture mantenute, movimenti ripetitivi o carichi prolungati, e può comparire in modo acuto dopo un trauma o un sovraccarico improvviso¹.

L’ernia del disco cervicale rappresenta senza dubbio una delle cause più frequenti di cervicobrachialgia. La protrusione o l’erniazione del disco intervertebrale può determinare una compressione delle radici nervose, generando un dolore tipicamente irradiato secondo un territorio dermatomerico ben riconoscibile. Età, fumo, degenerazione discale e posture scorrette protratte nel tempo sono fattori noti che ne aumentano il rischio².

Tuttavia, non sempre la presenza di dolore irradiato al braccio coincide con una vera radicolopatia cervicale, e non sempre un’ernia visibile alla risonanza magnetica è la reale responsabile dei sintomi del paziente.

È in questi casi che entra in gioco una diagnosi spesso sottovalutata: la sindrome dello stretto toracico neurogenica (Neurogenic Thoracic Outlet Syndrome, NTOS).

 

Cos’è la NTOS?

La NTOS è causata da una compressione del plesso brachiale nel tratto di passaggio tra il collo e il torace, lo stretto toracico, una regione anatomica delimitata dalla prima costola, dalla clavicola e dai muscoli scaleni. A differenza della radicolopatia cervicale, la compressione non avviene a livello del forame intervertebrale, ma più distalmente, lungo il decorso dei nervi.

L’origine può essere congenita, come nel caso di una costola cervicale o di una mega apofisi trasversa di C7 che riduce lo spazio disponibile³, oppure acquisita, più frequentemente legata a posture mantenute, microtraumi ripetitivi o adattamenti muscolari cronici. In particolare, una contrattura persistente o un’ipertrofia dei muscoli scaleni può restringere lo spazio di passaggio del plesso brachiale, generando una sintomatologia sovrapponibile a quella di una cervicobrachialgia “da ernia”⁴⁻⁵.

Dal punto di vista clinico, la NTOS presenta spesso alcune caratteristiche che meritano attenzione: il dolore può essere meno chiaramente distribuito secondo un singolo dermatomero, tende a peggiorare con posture prolungate o con attività sopra la testa, e può associarsi a senso di affaticamento dell’arto superiore più che a un deficit di forza netto. Non è raro che gli esami di imaging cervicale risultino negativi o mostrino alterazioni degenerative non coerenti con i sintomi riferiti. È proprio in questi casi che una valutazione clinica approfondita, basata su test di provocazione specifici e sull’analisi del movimento e della postura, diventa determinante⁶.

Il trattamento della sindrome dello stretto toracico neurogenica è prevalentemente conservativo e, se impostato correttamente, risulta efficace nella grande maggioranza dei casi. Le revisioni più recenti indicano percentuali di successo comprese tra il 70 e il 90%, rendendo l’intervento chirurgico un’opzione rara e riservata a casi selezionati⁷.

 

Anatomia dello stretto toracico

 

La fisioterapia rappresenta il cardine del trattamento.

Non si tratta di “scaricare” semplicemente la zona dolente, ma di intervenire sui meccanismi che mantengono la compressione nervosa. La terapia manuale, quando mirata e inserita in un ragionamento clinico preciso, consente di ridurre l’eccessiva tensione dei muscoli scaleni, migliorare la mobilità cervico-toracica e normalizzare il movimento della spalla⁸⁻⁹.

Accanto al lavoro manuale, l’esercizio terapeutico gioca un ruolo fondamentale: il rinforzo dei muscoli stabilizzatori della scapola, il recupero di una corretta mobilità toracica e la rieducazione del controllo motorio permettono di ridurre il carico sulle strutture nervose e di rendere stabile il risultato nel tempo.

Un aspetto spesso sottovalutato è la componente posturale. Una postura protratta in flessione, tipica di chi lavora molte ore al computer, favorisce una chiusura dello stretto toracico e una iperattivazione della catena muscolare anteriore. Interventi di rieducazione posturale e di educazione al movimento aiutano il paziente a riconoscere e correggere schemi disfunzionali che, se non modificati, tendono a perpetuare il problema anche dopo la riduzione del dolore¹⁰. In questo senso, l’obiettivo non è solo alleviare i sintomi, ma prevenire le recidive.

Le terapie fisiche strumentali possono trovare spazio come supporto nelle fasi più dolorose, ma non rappresentano il fulcro del trattamento. L’evidenza clinica più solida indica che è l’approccio attivo, personalizzato e progressivo a determinare il reale miglioramento funzionale nel medio-lungo termine¹¹.

Solo nei casi in cui il trattamento conservativo fallisce, e in presenza di una chiara correlazione clinica tra sintomi e compressione, si può prendere in considerazione il ricorso a infiltrazioni o a un trattamento chirurgico di decompressione, che rimane comunque una scelta di seconda linea¹²⁻¹³.

 

In conclusione, la cervicobrachialgia non è sempre sinonimo di ernia cervicale. La sindrome dello stretto toracico neurogenica rappresenta una causa frequente e spesso non riconosciuta di dolore cervicale con irradiazione al braccio. Identificarla correttamente significa evitare trattamenti inutili e impostare un percorso terapeutico più efficace e mirato.

Da Fisiosan sappiamo quanto sia cruciale una valutazione iniziale accurata, che non si limiti all’esame radiologico ma analizzi il paziente nella sua globalità.

Lavoriamo abitualmente in équipe multidisciplinare, confrontandoci con neurologi, fisiatri e ortopedici quando necessario, per costruire un percorso su misura che non si limiti a spegnere il dolore, ma ne affronti le cause profonde.

Se soffri di una brachialgia persistente e non trovi risposte soddisfacenti, una diagnosi corretta può davvero fare la differenza.

 

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Bibliografia

  1. Radhakrishnan K et al. Epidemiology of cervical radiculopathy. Brain, 1994.
  2. Bono CM, Ghiselli G. Cervical disc herniation. J Am Acad Orthop Surg, 2006.
  3. Roos DB. Congenital anomalies associated with thoracic outlet syndrome. Am J Surg, 1976.
  4. Sanders RJ, Hammond SL. Neurogenic thoracic outlet syndrome. J Hand Surg, 2002.
  5. Illig KA et al. Thoracic outlet syndrome. J Vasc Surg, 2016.
  6. Povlsen B et al. Diagnosis and treatment of thoracic outlet syndrome. Br J Hosp Med, 2014.
  7. Balderman J et al. Physical therapy management of neurogenic thoracic outlet syndrome. J Vasc Surg, 2019.
  8. Hooper TL et al. Thoracic outlet syndrome: a controversial clinical condition. J Man Manip Ther, 2010.
  9. Watson LA et al. Conservative management of thoracic outlet syndrome. Man Ther, 2009.
  10. Lewis JS et al. Scapular dyskinesis and shoulder pain. Br J Sports Med, 2005.
  11. Gillard J et al. Long-term outcomes of conservative treatment for NTOS. Eur J Vasc Endovasc Surg, 2018.
  12. Chang KZ et al. Surgical treatment of neurogenic thoracic outlet syndrome. Ann Vasc Surg, 2013.
  13. Peek J et al. Controversies in the diagnosis and management of NTOS. J Hand Surg, 2024.

 

Dott. Marco Segina

Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).

Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.