Quando un dolore lombare si protrae oltre le settimane, anche in una persona di 30-40 anni, è naturale che si accenda il dubbio: “E se fosse qualcosa di grave?”. Un recente articolo di cronaca intitolato “Sto invecchiando: 38enne ha mal di schiena, ma era un tumore — morto in due mesi” racconta una vicenda drammatica in cui una lombalgia apparentemente innocua si è rivelata una neoplasia spinale avanzata.
Questo caso è raro, ma ci ricorda l’importanza di bilanciare attenzione e serenità informata: non bisogna mai banalizzare il dolore persistente, ma è altrettanto importante non generare allarmismi inutili. In questo articolo vedremo:
- quanto sono rari i tumori vertebrali rispetto alle cause “ordinarie” di mal di schiena;
- qual è il ruolo del triage (screening) clinico da parte di un fisioterapista esperto o medico nel distinguere i casi che meritano accertamenti;
- comportamenti pratici per la gestione del dolore meccanico, affidandosi a esercizi mirati anziché “alla rinfusa”.
1. Rarità dei tumori vertebrali: dati scientifici
1.1 Tumori ossei primitivi e vertebrali
Le neoplasie ossee primitive sono estremamente rare. In una recente review, i tumori ossei primari rappresentano solo una frazione molto piccola dei tumori totali¹.
Nel contesto della colonna vertebrale:
- In uno studio su tumori spinali maligni e benigni, la frequenza stimata è circa 0,08 casi maligni ogni 100.000 persone/anno, e 0,17 casi benigni ogni 100.000 persone/anno ².
- I tumori vertebrali primari costituiscono circa lo 0,2 % dei nuovi casi di cancro ciascun anno, e rappresentano una quota modesta del complesso dei tumori ossei ³.
- In una review sistematica recente, si evidenzia come l’incidenza dei tumori ossei (benigni + maligni) sia estremamente bassa, e che spesso la diagnosi avviene in età giovanile o adulta precoce ⁴.
- Alcune lesioni vertebrali benigne (es. cisti aneurismatiche, osteocondromi, emangiomi) possono essere scoperte incidentalmente, spesso asintomatiche ⁵.
Inoltre, rispetto ai tumori vertebrali primari, la gran parte delle neoplasie spinali clinicamente rilevanti sono metastasi ossee (cioè la diffusione di tumore da altre sedi), piuttosto che tumori che nascono “da zero” nella vertebra ⁶.
Questi numeri ci dicono che la probabilità che un dolore lombare sia l’espressione iniziale di un tumore vertebrale è estremamente bassa.
1.2 Metastasi vertebrali
Le metastasi ossee sono più frequenti, ma in pazienti oncologici: fino al 10 % può sviluppare sindromi vertebrali sintomatiche ⁷. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, le metastasi vertebrali vengono scoperte in un contesto oncologico già noto o in uno stadio avanzato, non come prima manifestazione isolata di lombalgia.
2. Screening clinico e triage: come non “lasciar passare” un caso grave
Il dolore alla colonna è una delle condizioni più gestite in fisioterapia. La maggioranza dei casi sono “non specifici” (cioè senza causa singola, o non identificabile in maniera precisa). Tuttavia, una piccola percentuale — spesso citata tra 1 % e 5 % — può essere attribuibile a “cause specifiche” (prevalentemente ernia, stenosi, instabilità vertebrale, infezione, per ultimo il tumore) ⁸.
Il compito del professionista è non solo proporre un trattamento, ma innanzitutto valutare se si debba proseguire con il trattamento o riferire a un medico per approfondimento.
2.1 Il concetto di “red flags” e framework internazionale
La letteratura ha evidenziato una serie di indicatori (le cosiddette red flags) che segnalano la possibile presenza di patologie gravi. Un recente framework internazionale propone un approccio pragmatico e basato sull’evidenza per l’utilizzo delle red flags in ambito spinale ⁹.
Alcuni red flags frequentemente suggeriti sono:
- esordio recente del dolore, in soggetto senza precedenti episodi analoghi;
- dolore costante, che persiste anche di notte e non migliora con il riposo;
- perdita di peso inspiegata, sudorazioni notturne, febbre;
- storia personale di cancro;
- segni neurologici: formicolii persistenti, deficit motori, alterazioni della sensibilità, incontinenza;
- alterazioni ematochimiche (ad es. anemia inspiegata, VES elevata).
Tuttavia, nessuna red flag da sola garantisce la diagnosi di una patologia grave: è la combinazione clinica che guida la decisione di referral. Un modello recente di triage delle patologie spinali serie (Serious Spinal Pathology, SSP) suggerisce un percorso strutturato: raccolta anamnestica, esame obiettivo, decisione di follow up o referral ¹⁰.
2.2 Il ruolo del fisioterapista esperto
Un fisioterapista con formazione nel primo contatto (direct access) deve possedere competenze di screening differenziale. Uno studio su fisioterapisti ha mostrato che, in scenari clinici simulati, molti fisioterapisti riescono a giudicare correttamente se continuare il trattamento o riferire, ma c’è margine di miglioramento, soprattutto nei casi più “critici” ¹¹.
Un altro studio condotto in Austria ha valutato la capacità dei fisioterapisti con formazione standard registrati di decidere “keep vs refer” (mantenere trattamento o riferire) in casi che simulavano patologie gravi. I risultati: in media, il 53 % di scenari critici furono gestiti correttamente come “refer” ¹². Questo evidenzia che la formazione continua sulle red flags è cruciale per migliorare la sicurezza nel triage.
In sintesi: non basta “sospettare” qualcosa di grave — è essenziale avere un metodo strutturato e aggiornato per analizzare il paziente e decidere con consapevolezza.
Risulta comunque fondamentale che il fisioterapista sia specializzato in patologie spinali, possibilmente lavori in equipe e sia sempre a contatto con specialisti in modo da arricchire reciprocamente le sue competenze e possa confrontarsi con uno specialista in caso di necessità.
3. Quando il dolore è meccanico: come comportarsi (e quando rivolgersi a un clinico)
Dato che la maggior parte dei dolori spinali sono aspecifici/meccanici, e quindi non gravi e gestibili con la fisioterapia, è utile fornire indicazioni pratiche e rassicuranti.
3.1 Indicatori di una causa meccanica “benigna”
Caratteristiche tipiche che suggeriscono una componente meccanica:
- dolore che si manifesta o peggiora con certe posture o movimenti (flessione, estensione, torsione), ma che migliora o si attenua con il riposo o modifiche posturali;
- assenza di sintomi sistemici (nessuna febbre, perdita di peso, sudorazioni);
- nessun peggioramento notturno costante;
- buona variabilità nei sintomi (non costante sempre nello stesso modo);
- dolore insorto dopo uno sforzo o con chiara causa legata a un movimento.
Quando queste caratteristiche prevalgono e non vi sono red flags, l’approccio prudente può essere “muoversi con criterio”.
3.2 Il pericolo degli esercizi alla rinfusa
Molti pazienti, in cerca di sollievo, iniziano esercizi presi su internet o consigliati da non esperti: stretching generico, esercizi addominali, movimenti casuali. Questi rischiano di:
- non rispettare le specificità del singolo caso,
- agire su strutture già irritate o instabili,
- mancare di progressione e adattamento.
È vero che cercare di muoversi e non stare a letto è Meglio, ma sarebbe ancora meglio affidarsi a un autotrattamento mirato e personalizzato, guidato da un fisioterapista esperto, che valuti e tenga conto di:
- mobilità segmentale, eventuali restrizioni, pattern di movimento alterati;
- identificazione delle aree deboli / disfunzionali;
- esercizi di controllo motorio, rinforzo, stabilizzazione progressiva;
- monitoraggio e adattamento del percorso in base alla risposta del paziente.
Spesso, con un percorso ben impostato il dolore migliora nel giro di pochi giorni / alcune settimane con contemporaneo recupero della funzione e prevenzione delle recidive.
3.3 Quando è necessario consultare un medico
Anche durante un percorso fisioterapico, è fondamentale prestare attenzione a determinati segni e sintomi. Occorre consultare un medico se:
- emergono sintomi citati precedentemente nelle red flags nuovi o peggiorano quelli già presenti;
- il dolore persiste oltre 4-6 settimane nonostante ci sia un trattamento appropriato;
- compaiono deficit neurologici, sensazioni alterate, perdita di forza, formicolii…;
- c’è un peggioramento progressivo anziché miglioramento.
In questi casi, il fisioterapista dovrebbe sospendere il trattamento (o limitarlo) e consigliare l’accesso a indagini e visite specialistiche (es. visita Ortopedica, Neurochirurgica, Fisiatrica ecc. e ad esempio radiografia, risonanza magnetica, esami ematici).
4. Il caso di cronaca: cosa non “colpevolizzare”, cosa imparare
Il caso pubblicato da Fanpage chiaramente ha sfruttato la notizia per fare visualizzazioni come spesso capita, forse per sfruttare la paura, in quanto si sa, “la paura vende”, ma merita comunque rispetto e non giudizi: un uomo che ha iniziato con sintomi che potevano sembrare “normali” si è trovato di fronte a una patologia grave. Non possiamo sapere da quante settimane fosse presente, che test fossero stati fatti, quanto fosse avanzata la malattia.
Da questa vicenda possiamo trarre insegnamenti utili:
- non è colpa del paziente che abbia cercato di muoversi e rimanere attivo — spesso è la scelta giusta in assenza di elementi di gravità;
- ma è indispensabile che chi gestisce il caso (fisioterapista esperto / medico) mantenga un atteggiamento di vigilanza e applicazione del triage differenziale;
- la comunicazione clinica deve essere chiara: “non è detto che si tratti di qualcosa di grave, ma se emergono segni strani, serve un approfondimento”.
Conclusione
Il dolore alla schiena può spaventare, soprattutto se persiste oltre le settimane. È comprensibile pensare al peggio — ma la realtà è che un tumore vertebrale come causa iniziale è estremamente raro.
Per chi si trova con un disturbo lombare, il consiglio è:
- non rimanere immobili: muoviti con criterio e possibilmente con supervisione;
- cerca l’aiuto di un fisioterapista esperto, capace non solo di proporre esercizi, ma di valutare il caso e riconoscere segnali di allarme;
- mantieni uno stato di vigilanza: se le cose non migliorano, se compaiono sintomi strani, rivolgiti ad uno specialista senza continuare a esitare.
In molti casi, il dolore meccanico è gestibile e superabile con progressione, sicurezza e personalizzazione — e una condizione benigna resta l’ipotesi più probabile.
Riferimento bibliografico
- B. Zhang et al., “Incidence, epidemiology, classification and radiology of spinal osseous lesions”, in Insights into Imaging (2025) — revisione sull’epidemiologia dei tumori spinali.
- A. R. Bhat et al., “Incidence, histopathology, and surgical outcome of tumors of spine” (PMC) — dati su frequenze di tumori spinali maligni e benigni.
- A. Chalamgari et al., “Vertebral Primary Bone Lesions: Review of Management”, Cancers (2023) — stima della quota dei tumori vertebrali primari fra i tumori ossei.
- H. Hosseini et al., “Bone tumors: a systematic review of prevalence, risk determinants, and survival patterns”, BMC Cancer (2025) — panoramica epidemiologica sui tumori ossei.
- T. T. Nguyen et al., “Bone up on spinal osseous lesions: a case review series”, Insights Imaging (2020) — casi clinici di lesioni ossee vertebrali.
- Medscape, “Spinal Tumors: Practice Essentials” — confronto fra tumori primitivi e metastasi spinali.
- N. Kumar et al., “Overview of the tumors affecting the spine — inside to out”, Neurosurgical Oncology Perspectives (2020) — incidenza di metastasi vertebrali in contesto oncologico.
- Framework internazionale delle red flags per patologie spinali gravi, Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy (Finucane et al., 2020) — guida al triage clinico.
- F. R. van Tol et al., “The use of red flags during the referral chain of patients with low back pain”, PMC (2023) — studio sull’utilizzo delle red flags nella pratica clinica.
- P. Meidinger et al., “A Model of Triage of Serious Spinal Pathologies and Therapeutic Options”, PMC (2023) — modello proposto per triage delle patologie spinali gravi.
- K. Nákity et al., “Assessment of differential diagnostic skills of physiotherapists”, BMC Medical Education (2025) — competenza nel riconoscere red flags.
- J. Janssen et al., “The ability of Austrian registered physiotherapists to recognize serious pathology”, BMC Primary Care (2024) — indagine su decisioni keep/refer.
Dott. Marco Segina
Responsabile della sezione Fisioterapia Ortopedica e Sport del Poliambulatorio Fisiosan con sede a Trieste e a Muggia.
Amministratore della Polisportiva Venezia Giulia SSDarl – con sezioni Volley, Basket, BodyBuilding, Pesistica, Corsa, MountainBike.
Laureato in Fisioterapia con Lode C/o Facoltà di Medicina e Chirurgia di Trieste e Vincitore del premio miglior tesi di Laurea in Italia nel 2008 (Una nuova Scala di Valutazione delle Lombalgie).
Altri titoli:
Master Universitario in ecografia muscoloscheletrica per fisioterapisti e podologi;
Master Universitario in Osteopatia;
Diploma di Osteopractor (American Academy of Manipulative Therapy);
Diploma di Chiroterapia e manipolazioni vertebrali (Manipulation Italian Academy);
Diploma di Preparatore Atletico;
McKenzie method (level A,B,C,D,E);
Stecco method (I e II livello);
Dry Needlig cert. (American Academy of ManipulativeTherapy);
Spinal Manipulation cert. (American Academy of Manual Therapy);
McGill method (I,II,III livello);
Documentarion based care certificate instructor;
Istruttore di Functional Trainig;
Personal Trainer;
Tecnogym Exercise specialist.